4. La reazione dei malati (veri) di fibrosi cistica

Il rilascio del primo trailer ufficiale ha ovviamente toccato chi con la fibrosi cistica ci convive sul serio. Sono state mosse critiche sulla vicinanza (“un metro non basta” si legge in rete) tra Will e Stella, non possibile per chi affetto da FC.

Justin Baldoni, regista del film, è intervenuto dichiarando di aver adottato delle “licenze narrative” che gli consentissero, non solo di poter raccontare sul grande schermo un tema così sentito e reale, ma anche di poter sviluppare una storia d’amore.

Non solo critiche, anzi: tantissimi malati di fibrosi cistica hanno accolto con grande positività “A un metro da te” perché ha puntato i riflettori su una malattia, molto diffusa, ma non conosciuta da tutti. Sapere lo stile di vita di chi ne è affetto, il fatto che sia una malattia limitante va reso noto, ben venga quindi un film il cui fulcro ruota intorno alla fibrosi cistica.

Non è un caso quindi se l’associazione benefica Claire’s Place Foundation di Claire Wineland, abbia supportato Justin Baldoni in tutta la fase di realizzazione del film.

…E questo ci porta all’ultima curiosità…

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