Basato sull’acclamato romanzo di Stephen Chbosky, “Noi Siamo Infinito” – nelle sale italiane dal 14 Febbraio 2013 – è una storia profonda e coinvolgente sulle difficoltà di essere adolescente e di trovare il proprio posto nel mondo.
Charlie, intelligente ma timido e insicuro, osserva il mondo intorno a sé tenendosi in disparte. L’incontro con Sam, della quale s’innamora, e con il suo impavido fratellastro Patrick, lo aiuterà a scoprire nuove amicizie, il primo amore, le prime feste e a coltivare il sogno di diventare scrittore.
Laureato alla University of Southern California nel prestigioso corso di sceneggiatura, Chbosky comincia a scrivere il libro mentre è ancora all’università, finendolo qualche anno dopo a New York:
“Ho scritto il libro per motivi molto personali” dice. “Stavo attraversando un momento difficile nella mia vita privata. Ma ero anche arrivato a un punto nella mia vita in cui ero pronto a scrivere sul perché brave persone a volte vivano cose tremende e su come una famiglia di amici possa aiutarti a superare tutto. Avevo davvero bisogno di risposte per me stesso ed è stato come se Charlie mi toccasse sulla spalla e mi dicesse ‘Sono pronto a raccontare la mia storia’. Non stavo cercando di ottenere consenso da tutti o di arrivare a tutti. Stavo solo cercando di raccontare la mia verità. Non ho mai pensato di allietare un grande pubblico. Ho raccontato autenticamente la mia storia e credo che la gente rispetti questo”.
Il notevole successo di questo libro porta allo scrittore diverse offerte per adattare la storia per il cinema:
“Ho sempre voluto fare un film basato sul mio libro”, afferma. “Vedevo le immagini così vividamente mentre lo scrivevo”.
Chbosky sente un’enorme responsabilità nei confronti dei suoi tantissimi fan nell’adattare la storia in sceneggiatura.
“Nei 13 anni dalla pubblicazione, ho ricevuto centinaia di lettere ed e-mail”, ci spiega “Alcune facevano spezzare il cuore. Ti rendi conto che davvero tanti ragazzi si sentono terribilmente soli. Pensano che nessuno li stia ascoltando, che a nessuno importi di loro. Alcuni dicevano che pensavano di farla finita, ma dopo aver letto il libro hanno deciso di non farlo. Quando succede questo, vieni cambiato, e ti rendi conto della responsabilità che hai”.
Il libro è scritto come una serie di lettere che Charlie scrive a un amico senza nome. Le lettere di Charlie trattano questioni che i teenager continuano ad affrontare ancora oggi. Alcuni di questi argomenti sono “scottanti”, come l’uso di droghe, di alcol o il sesso, e hanno acceso dibattiti e proteste, fino a far vietare la lettura del libro:
“Ogni volta che il libro viene bandito, dicono che sia una medaglia d’onore”, dice “Ma per me è sempre un momento triste. Ho scritto il libro in parte per terminare un silenzio. Voglio che genitori e figli parlino di cosa gli succede. La censura pone limite al dialogo”.
“Più importanti degli eventi del libro sono i personaggi”, spiega l’autore. Per questo motivo, scrivendo la sceneggiatura, ha ottimizzato la trama ed ha focalizzato l’attenzione sulla relazione tra Charlie e i primi amici che incontra nella nuova scuola, Sam e il suo fratellastro Patrick, che vedono in lui uno spirito buono. Alla fine ho tagliato cose che sono molto belle nel libro ma non trovavano il giusto spazio nel film”.
Nel film, la storia è sempre raccontata dal punto di vista di Charlie, ma Chbosky ha architettato un leggero spostamento nel punto di vista, ritenendolo necessario per raccontare la storia con maggiore efficacia:
“Nel libro impariamo ad amare gli amici di Charlie attraverso il suo amore per loro. Ma questo in un film non funziona. Ho dovuto trovare una maniera oggettiva di mostrare l’amore soggettivo di Charlie. Ho dovuto rendere Patrick molto più divertente, perché non era sufficiente che Charlie descrivesse la sua simpatia. Doveva proprio vedersi”.
Sentendo la notizia che Chbosky stava lavorando sull’adattamento del suo romanzo, Lianne Halfon, Russell Smith e John Malkovich, soci nella Mr. Mudd Productions, gli hanno teso la mano.
I soci si sono trovati d’accordo sul fatto che Chbosky fosse l’unico regista che avrebbero preso in considerazione per il progetto.
“Il patto era che quando avremmo avuto una sceneggiatura che riflettesse davvero il libro, allora avremmo cominciato a girarlo” dice Smith “Tutte le componenti dovevano essere le migliori, perché un regista alla sua opera prima è sempre un’incognita, ma noi eravamo tutti d’accordo che Stephen dovesse dirigere il film. Dato che aveva scritto un bellissimo libro e una meravigliosa sceneggiatura, eravamo sicuri che ne sarebbe stato capace”.
Chbosky definisce il film una storia d’amore non convenzionale:
“Scrissi la battuta ‘Noi accettiamo l’amore che crediamo di meritare’ nella prima stesura”, dice lui, “divenne tema centrale dell’intero del libro e poi del film. Non si parla solo di amore romantico. Può riferirsi a quello tra amici. Può essere come noi trattiamo noi stessi. Si tratta di avere una vita fantastica semplicemente aprendosi di più al mondo”.
Anche se il libro viene letto soprattutto da ragazzi, Chbosky è sicuro che il fascino del film trascenderà l’età:
“Guardando il film, un adulto potrebbe avere nostalgia di cosa significava avere quell’età. Un dodicenne che non ha ancora frequentato le scuole superiori potrebbe invece trovarvi una sorta di cartina indicativa. Qualcuno nel pieno di quegli anni potrebbe solo aver bisogno di capire che quello che sta vivendo è reale e che qualcun altro lo capisce. Io vorrei che una madre vedesse il film e si ricordasse l’essere giovane, e voglio che una figlia senta conferma di cosa significa essere giovani. Io voglio che entrambe sentano la necessità di parlarsi a proposito delle esperienze che hanno vissuto. Questo è tutto ciò che voglio”.