E’ stata approvata a Strasburgo, in Francia, la nuova direttiva per aggiornare le regole sul diritto d’autore nell’Unione Europea.
Votata e bocciata in aula lo scorso luglio, la direttiva è stata oggetto di forti critiche e di accesi dibattiti tanto da spingere la maggioranza dei parlamentari a richiedere la ridiscussione degli articoli più controversi. I medesimi, secondo gli oppositori, non erano abbastanza chiari e soprattutto generavano rischi e limitazioni nella libera circolazione delle informazioni online.
Il Parlamento Europeo, in data 12 Settembre 2018, ha approvato la NUOVA versione della direttiva, NON quindi quella dello scorso Luglio.
PERCHE’ NUOVE REGOLE SUL COPYRIGHT
Le regole sul diritto d’autore nell’Unione Europea erano ferme al 2001. Da quell’anno non sono state più toccate/aggiornate. La direttiva sul copyright è stata quindi pensata con lo scopo di essere più in linea con il mondo di Internet, così mutato nel corso di questi anni.
Se l’idea generale aveva messo d’accordo tutti i Paesi, non si può dire lo stesso su come sono state aggiornate le leggi.
Ci sono stati in particolare due articoli – l’11 e il 13 – ad aver scatenato una vera e propria polemica, in quanto poco chiari, ambigui ed interpretabili in maniera troppo ampia e creativa. Insomma un vero e proprio rischio per la libera diffusione delle informazioni online.
DIRETTIVA SUL COPYRIGHT: PERCHE’ ANCORA POLEMICHE?
Da Luglio a Settembre c’è stata una lunga discussione su come rimettere mano agli articoli più “delicati”, ma di fatto – pur essendo la direttiva approvata – non ci sono stati, nel testo, grandi stravolgimenti. Insomma: il cambiamento non soddisfa la rete che è insorta sui social.
ARTICOLO 11: COSA DICE?
Alla base c’è la volontà di bilanciare il rapporto tra le piattaforme online (Google, Facebook & Co.) e gli editori che si lamentano di dover “subire” il predominio dei primi, attraverso lo sfruttamento dei loro contenuti senza un compenso adeguato.
Dall’altro ci sono appunto i colossi che dichiarano di essere invece un’ottima vetrina per gli editori.
L’articolo 11 favorisce di più gli editori, con il rischio che le piattaforme potrebbero “disimpegnarsi” danneggiando i piccoli gruppi editoriali. Questo perché l’articolo 11 dichiara che ogni stato membro deve assicurarsi che gli editori ricevano un compenso equo e consono all’uso dei loro materiali da parte delle aziende di Internet. Gli emendamenti hanno precisato che il principio riguarda le GRANDI PIATTAFORME e non quindi i privati e l’uso non commerciale. Per esempio Wikipedia, essendo una piattaforma dedicata alla conoscenza condivisa, ne è esente.
Sono esclusi dall’articolo servizi di cloud, portali di commercio elettronico per vendita di dettaglio di beni fisici, start-up e operatori con fino a un massimo di 250 dipendenti. In caso di reclami, però, anche queste realtà dovranno immediatamente eliminare eventuali contenuti segnalati e comparti da copyright.
ARTICOLO 13: COSA DICE?
L’articolo 13 è il più discusso ed è quello che genera maggiori preoccupazioni sulla libera circolazione dei contenuti.
Il medesimo prevede che le piattaforme online esercitino un controllo su tutto quello che viene caricato dai loro utenti in modo tale che si possano escludere quelli protetti dal diritto d’autore e verso i quali, gli utenti appunto, non detengono i diritti.
Il sistema che le piattaforme dovranno adottare è simile a quello già presente su YouTube: se un utente pubblica materiale protetto da copyright, il caricamento/condivisione non va a buon fine.
Perché la rete si è opposta? Perché, così come avviene su YouTube, il blocco automatico spesso porta alla censura immotivata di contenuti e, non da meno, limiterà moltissimo la libera espressione dell’utente online.
Ci sarebbe quindi un blocco su parodie, citazioni, montaggi, meme, rivisitazioni di opere tutelate dal diritto d’autore. Insomma l’articolo 13 tutela gli autori, ma non chi fruisce dei contenuti.
COSA CAMBIA ADESSO? COSA SUCCEDERA’?
Dopo l’approvazione della proposta di riforma del Copyright, si passerà ai negoziati con Consiglio e Commissione Ue per la definizione definitiva del testo legislativo.
In parole povere: il Parlamento Europeo ha detto “si” all’aggiornamento del testo (che come detto all’inizio dell’articolo era ormai “datato” rispetto all’attuale utilizzo di internet), adesso si passerà a definire le leggi che lo definiranno.
I tempi di questa secondo fase potrebbero essere molti lunghi.