Con l’arrivo del caldo e degli ultimi giorni di scuola, i presidi di diversi istituti in Italia e nel mondo hanno firmato una serie di circolari per combattere l’annosa battaglia a favore di quello che viene considerato “abbigliamento consono” per studiare in classe.
Sono diverse le regioni italiane che ormai da tempo vedono corpo docente e studenti schierati su fronti completamente opposti sulla questione di quello che è diventato un vero “dress code“. I primi chiedono più eleganza, i secondi rivendicano le proprie libertà e identità.
Tante le circolari diramate in questi giorni contro capi d’abbigliamento che alcuni presidi hanno deciso di mettere al bando dalle proprie scuole.
Cosa non mettere mai a scuola
Shorts, infradito e ciabatte di ogni genere, pantaloni che lascino la biancheria intima in vista, magliette troppo corte che mettano in mostra l’ombelico, canottiere e top troppo scollati, ma anche bermuda e pantaloncini troppo corti per i ragazzi, e ovviamente anche le minigonne.
Perché vestirsi bene a scuola
Secondo alcuni dirigenti scolastici, sarebbe una questione di “concentrazione”, per loro la scuola è considerata un ambiente di lavoro e di apprendimento, di conseguenza l’abbigliamento deve essere adeguato. Per questo motivo, gli abiti sopraelencati sarebbero “più adeguati al tempo libero che non a un’aula scolastica”.
LA RISPOSTA DEGLI STUDENTI
Diversi studenti in Italia e all’estero hanno giudicato queste prese di posizione troppo rigide e, forse esagerando un po’, perfino sessiste nei confronti delle ragazze.
In Stati Uniti e Canada, alcune studentesse hanno istituito il #CropTopDay e hanno sfidato le nuove regole indossando un top corto a scuola.
Per quanto sia divertente, sicuramente creativa e tremendamente virale sui social, prima di abbracciare una protesta come quella del #CropTopDay e rischiare di indispettire i docenti è consigliabile intavolare una discussione pacata e rispettosa tra le parti, cercando magari di mediare e trovare qualche punto in comune.
Cosa ne pensate?