Le maschere di carnevale hanno una lunga tradizione in Italia. Alcune sono nate nell’antichità, altre sono di recente invenzione. Tantissime sono state rese celebri dalla commedia dell’arte e rappresentano personaggi e caratteristiche umane universali. Ognuna è legata a una città, tanto da diventarne il simbolo.

Ma vediamo le principali maschere di carnevale italiane, partendo dal Nord e scendendo verso il Sud.

Arlecchino, Brighella e Meneghino

Arlecchino e Brighella sono due maschere di Bergamo. La storia di Arlecchino è quella di un bambino povero che deve partecipare a una festa in maschera a scuola. La mamma non ha soldi per la stoffa, così gli amici decidono di donargli i pezzi di stoffa di scarto del loro vestito. La mamma di Arlecchino mette così insieme un vestito coloratissimo, fatto di tanti pezzi di stoffa diversi: il costume di Arlecchino, appunto. Questa maschera viene rappresentata nella commedia dell’arte come un servo pigro, sempre pronto a trafficare qualche imbroglio. Purtroppo per lui i suoi traffici finiscono sempre male.
Brighella, invece, è il classico servo furbo. Sempre pronto ad attaccare briga e a imbrogliare il prossimo.

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Agli antipodi di queste maschere, troviamo Meneghino, originario di Milano. Il personaggio di Meneghino è quello di un uomo di buon senso, saggio e che si diverte a prendere in giro i nobili e gli aristocratici per i loro vizi.

Colombina e il suo spasimante Pantalone

La maschera di Colombina è nata a Venezia e nella tradizione è la moglie di Arlecchino. Rappresentata come serva scaltra, Colombina è sempre in combutta con la sua padrona per intrighi amorosi e non. A farle la corte, inutilmente, c’è Pantalone, altra maschera veneziana. Pantalone rappresenta il ricco mercante, un po’ in là con gli anni, ma che non rinuncia a provarci con tutte le donne che incontra. È rappresentato sempre con una borsetta piena di monete ed è famoso per la sua avarizia.

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Gianduja e capitan Spaventa

Giunduja e capitan Spaventa rappresentano rispettivamente le maschere del Piemonte (Torino) e della Liguria. Gianduja è il popolano bonaccione, amante del vino (spesso viene rappresentato con un boccale in mano) e del buon cibo. È una maschera allegra caratterizzata però dall’essere sempre distratta e un po’ passaguai.

Capitan Spaventa, invece, è uno spadaccino innamorato. Molto pieno di sé, non si separa mai dalla spada, e si vanta di essere un abile combattente. Come maschera viene presentato come sborone e vanaglorioso.

Sandrone e Balanzone

L’Emilia-Romagna ci offre due altre maschere storiche. La prima è Sandrone, originaria di Modena, questa maschera di carnevale rappresenta il contadino furbo e scaltro, ma dalle umili origini. Una caratteristica del personaggio è quella dell’incapacità di parlare un italiano corretto, nonostante il tentativo di darsi un’aria colta e un lessico forbito, con effetti decisamente comici.

La maschera di Balanzone, invece, nasce a Bologna. Rappresenta l’avvocato o il medico che dispensa consigli e vuole proporsi come persona di cultura. Il suo latino, però, è maccheronico e i suoi discorsi sono prolissi e pieni di parole auliche, ma senza senso.

Stenterello e Burlamacco

Stenterello è la maschera di carnevale di Firenze. Saggio e ingegnoso, Stenterello rappresenta il popolano fiorentino, sfortunato ma sempre allegro e pronto ad affrontare la vita con ottimismo, nonostante la sorte avversa.

Burlamacco, invece, è la maschera del carnevale di Viareggio, probabilmente quella inventata più di recente, negli anni 30 del novecento. Il suo vestito e la sua rappresentazione prende in prestito un po’ dagli abiti delle altre maschere e vuole essere un omaggio al martedì grasso e alla tradizione italiana.

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Rugantino e Meo Patacca

Anche il Lazio, e nello specifico Roma, offrono alla tradizione delle maschere di carnevale due personaggi. La più famosa è quella di Rugantino, vestito da gendarme, in verità rappresenta il popolano bonario, amante dei buoni sentimenti e della giustizia, anche se un po’ pigro. A fargli da contraltare Meo Patacca, attaccabrighe, sempre armato di fionda e di coltello. Meo Patacca è la rappresentazione del bullo incline alla rissa e allo scontro.

Pulcinella e Tartaglia

Pulcinella è la maschera di carnevale napoletana, probabilmente tra le più antiche d’Italia. In genere viene rappresentato come un servo, svogliato e sempre alla ricerca di sotterfugi per non lavorare e magari guadagnare qualche soldo. Tuttavia è abbastanza ingenuo e bonaccione e per quanto si ingegni, combina sempre guai, anche se con po’ di estro riesce a cavarsela. Meno nota, come maschera napoletana, è invece Tartaglia. Balbuziente e goffo, Tartaglia rappresenta l’avvocato, spocchioso e umanamente povero di contenuti.

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Farinella e Beppe Nappa

Farinella e Beppe Nappa sono rispettivamente i simboli del carnevale di Putignano, in Puglia e di Sciacca, in Sicilia (per saperne di più sulle feste di carnevale più belle in Italia leggi il nostro post). Farinella deriva il nome da una farina tipica di Putignano e rappresenta le caratteristiche del popolo del luogo. Beppe Nappa, invece, è un servo svogliato, vestito con abiti troppo lunghi e rattoppati e che viene sempre preso in castagna e punito per i guai che combina.

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