Era tutto il giorno che continuavo a guardare il cellulare in attesa della chiamata da Team World. Anche sul forum, nella Scream Valley, l’ansia era sempre crescente, e la gente sempre meno convinta di vincere.

Ho lasciato il telefono tre secondi in sala, giusto il tempo per aggiornare la pagina, e quando sono tornata ho visto una chiamata senza risposta di un numero di Milano…dannazione! Mi avevano chiamata e io non avevo fatto in tempo a rispondere.

Intanto nella Scream Valley si leggevano post di puro entusiasmo: la Lory era stata chiamata, e pure la Veka… mentre io continuavo a rigirarmi il telefono nelle mani nella speranza che squillasse di nuovo. E poi ecco la chiamata di Elena, che mi ha fatta praticamente saltare di gioia.

Avevo vinto.
Li avrei incontrati.
Loro.

E così mi si stampò il sorriso in faccia per tutto il tempo, fino a quando non sono arrivata fuori dall’Alcatraz il 17 giugno, dove ho raggiunto gli altri vincitori. L’atmosfera era elettrizzata e tutti erano troppo felici ed impazienti per quell’incontro. Dopo un po’ arriva Marco che ci dice che avremmo dovuto aspettare li una mezz’oretta, e che dopo il meet&greet saremmo rimasti direttamente dentro il locale. Questo voleva dire una sola cosa: la prima fila sarebbe stata nostra! Ci hanno strappato i biglietti e siamo entrati.

L’incontro con la band si sarebbe svolto sopra il palco grande, diviso da una grande tenda da quello più piccolo dove avrebbero suonato. Abbiamo attraversato la tenda ed eccoli lì. Noi con il sorriso stampato, loro lì ad aspettarci.

Dopo aver appoggiato zaini e cose varie ci siamo avvicinati a loro timidamente, con la nostra copia del cd e le macchine fotografiche alla mano. Nessuno sapeva cosa dire. C’era un atmosfera di imbarazzo misto a felicità ma in ogni caso siamo riusciti tutti a farci firmare il cd, qualcuno senza dire nulla, qualcuno cercando di improvvisare una conversazione in un inglese un po’ stentato per via dell’emozione. Siamo riusciti a farci capire anche quando gli abbiamo chiesto le foto, e anche lì era una gara per le pose più assurde e più “rock ‘n roll”!

Matt intanto ci aveva preso gusto ad armeggiare con l’uniposca bianco…così tanto da improvvisarsi artista e mettersi a fare un disegnino assurdo sul braccio di Jay, confondendolo con il suo tatuaggio, fino a quando io ho dovuto interrompere quel suo momento di svago per chiedergli un’autografo anche per Bea.
Gli ho dato il foglio da tenere in mano, e dopo averlo guardato un po’ straniti, Matt, Jay e Moose si sono messi in posa per la foto

Il momento dei saluti era però arrivato, ma ci siamo allontanati col sorriso, pronti a rivederli poco dopo lì sul palco, accompagnati da tutte le emozioni che quei ragazzi sono in grado di trasmetterci!

Fortunatamente quando hanno aperto i cancelli e la gente si è fiondata dentro,noi ci trovavamo già stabili in prima fila, appoggiati alle transenne. Non erano ancora saliti sul palco i Black Tide e la gente già spingeva. Quando poi hanno iniziato a suonare è stato ancora peggio. Oltre a quelli che ti schiacciavano c’era gente che ti dava borchiate addosso con quei braccialetti appuntiti che ai concerti servono solo a far male agli altri.

Ma noi sopportavamo.
Eravamo lì per loro.
Il resto non contava.

Devo ammettere che i Black Tide sono stati veramente bravi…così giovani e con una carica e un talento assurdi! Fantastici!
Ma appena sono scesi dal palco è iniziato il delirio. Chiunque cercava di farsi spazio in prima fila, cosa impossibile visto che già noi eravamo compressati all’estremo…

E poi eccoli.
Di nuovo davanti a noi.
Ma stavolta con i loro strumenti in mano.
Io tremavo dall’emozione.
Avevo aspettato quel momento da anni.
Me li ero persi al Flame Fest del 2006 a causa della maturità, e quella volta mi ero detta che al prossimo concerto avrei dovuto esserci.
E così è stato.

Le prime note di “Scream Aim Fire” cominciarono a invadere l’atmosfera, risuonando per l’Alcatraz cariche di energia. Noi cantavamo col sorriso, e guardavamo loro, lì sul quel palco, pieni di entusiasmo. La gente dietro spingeva e le nostre costole premevano contro le transenne, ma il dolore in quel momento era come inesistente, non ci si pensava.
C’eravamo solo noi e loro.

Lì dentro faceva sempre più caldo. Eravamo sempre più compressi. Ho rischiato “la morte” non poche volte, con tutta la gente che faceva crowd surfing, ma il sorriso non svaniva dalla mia faccia. Continuavo a cantare, non pensando al delirio che avevo intorno.
Ma sapevo che la fine del concerto si stava avvicinando. Avevamo visto la scaletta, quindi ad ogni canzone sapevamo quanto mancava. E’ sembrato un’attimo ed ecco che il concerto era già terminato.
Solo in quel momento, quando la gente si era allontanata, mi sono resa conto di quanto male avessi alle gambe. Faticavo a stare in piedi e camminare. Il dolore alle costole sapevo già che c’era quindi quello non mi sorprese.

Mi misi a cercare la mia amica in mezzo alla folla… il concerto era finito presto, quindi facevamo in tempo a prendere l’ultimo treno.
Mi dispiaceva non aspettarli fuori, ma almeno li avevo già incontrati… avevo già avuto la mia dose di emozioni… ed ora era il turno di qualcun altro…

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