Quali sono i suoni di un casinò? Il sottofondo delle luci al neon, i suoni squillanti delle slot machine, il ticchettio della pallina che ruota sulle caselle della roulette, il vociare di clienti e croupier. Questi, e molti altri, sono sicuramente tra i suoni ai quali è più facile associare il casinò.
Ma nel corso degli anni il casinò, con tutti i suoi giochi, è stato protagonista in ben altri suoni: quelli portati al successo da artisti di fama mondiale, che direttamente o tramite riferimenti e metafore hanno celebrato nei loro testi un settore che non passa mai di moda.
Impossibile non citare uno degli artisti americani più celebri di tutti i tempi: Frank Sinatra. Il cantante e attore è sempre stato accostato alle case da gioco: non disdegnava in particolare di farsi vedere nei più rinomati locali di Las Vegas, dove era un volto familiare. Uno dei suoi brani più celebri deve molto a questa sua passione: Luck Be a Lady, incisa nel 1950. Nel brano Sinatra si rivolge alla Fortuna, paragonandola a una dama e invocandone i favori. In un passaggio in particolare canta: “A lady doesn’t wander all over the room/And blow on some other guy’s dice”, in un riferimento al gesto scaramantico del soffiare sui dadi prima di lanciarli.
Las Vegas, città del divertimento per antonomasia, è stata celebrata proprio come capitale dei casinò in un altro celebre brano: Viva Las Vegas di Elvis Presley, del 1963. Il Re del Rock, in quegli anni all’apice del successo, dedicò l’intera canzone alla famosa città, sostenendo che se anche un giorno durasse 40 ore in più queste non basterebbero per tutto ciò che Las Vegas ha da offrire. E si riferisce in particolar modo ai giochi, tanto da citarne alcuni nel brano: “Oh, there’s blackjack, and poker, and the roulette wheel”. Si tratta di alcuni dei più classici protagonisti delle case da gioco: ancora oggi celebri grazie alla loro presenza nell’offerta degli operatori specializzati in rete, compreso il migliore casinò on-line in Italia, già all’epoca erano tra i giochi più apprezzati, come sottolineato proprio dalla loro presenza nel testo.
Tornando indietro di qualche anno, nel 1955 un altro artista celebrò il valore simbolico di uno dei più famosi giochi da casinò. Il brano si chiamava Blackjack, e a cantarlo era Ray Charles. Il bluesman, che nel 1990 si è anche esibito a Sanremo in veste di superospite, una tradizione che il festival continua a portare avanti, ha sempre dimostrato una spiccata sensibilità per il quotidiano. Nel brano parla di un uomo il cui destino è segnato dalla costante sfortuna, rappresentata da mani di blackjack: in una di queste, in particolare, il protagonista arriva al punteggio di 20 e crede di avere buone possibilità di vittoria (“I sat there with two tens/I thought I’d have some fun”), ma viene inevitabilmente superato dal miglior punteggio del banco (“The dealer hit sixteen with a five/Just enough to make twenty-one”) e soccombe, come è suo destino, alla sorte avversa.
Passando all’altra sponda dell’Atlantico troviamo Ace of Spades, brano del 1980 dei Motörhead. La band britannica ha sempre rappresentato un punto fermo per gli appassionati di metal, e in questo brano, che ha meritato persino un vinile speciale, si parla diffusamente del gioco inteso come esaltazione della casualità e slegato da ogni considerazione circa vittorie e sconfitte. Il titolo del brano fa riferimento all’asso di picche, che torna anche nel testo, insieme a vari passaggi che sottolineano come il gioco non dovrebbe essere giudicato dagli esiti positivi o negativi: “You win some, lose some/It’s all the same to me”, “The pleasure is to play/Makes no difference what you say”.
L’elenco potrebbe continuare con tanti altri artisti, da Bob Dylan ai Rolling Stones fino a Katy Perry. Ma la conclusione rimarrebbe la medesima: il casinò e i suoi giochi hanno affascinato generazioni e generazioni di artisti, che l’hanno citato con i più differenti significati.