Esattamente 20 anni fa, il 19 luglio 1992, si consumava la strage di Via D’Amelio, attentato mafioso a causa del quale persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

A 2 mesi dalla strage di Capaci, che costò la vita al procuratore Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta – Vito Schifani, Rocco Dicillo ed Antonio Montinaro – la strage di Via D’Amelio segnò un altro tragico momento nella lotta alla mafia.

Nel 1992, la procura di Palermo indagava sulle trattative Stato-mafia, questione sulla quale ancora oggi si cerca di fare chiarezza e sfociata con l’accusa a Marcello Dell’Utri di essere il nuovo referente della mafia e di estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. Borsellino era al corrente di informazioni pericolose e di trattative tra esponenti mafiosi e organi di stato, che avrebbero accelerato il momento della strage. A testimonianza di ciò, dopo lo scoppio della bomba, radiocomandata a distanza, la sua agenda rossa contenente preziose annotazioni sui risultati delle indagini, non fu mai ritrovata.

L’intervista di Corriere TV a Sergio Lari, procuratore di Caltanissetta, titolare dell’inchiesta sulla strage che «potrebbe restare uno dei grandi misteri italiani».

Oggi, 19 luglio 2012, Palermo ricorda la strage osservando un minuto di silenzio alle 16.58 (orario in cui si è verificato lo scoppio) in Via D’Amelio. A seguire la commemorazione continuerà in altri luoghi della città con interventi da parte dei familiari di alcune vittime della mafia.

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