La prima volta che il mondo ha probabilmente scoperto le grandi potenzialità dell’intelligenza artificiale è stato nel 1996. In quell’anno, un computer programmato dalla IBM, Deep Blue, sfidò il campione mondiale di scacchi in carica Garry Kasparov. Deep Blue perse 4-2 la prima serie di sfide, ma riuscì comunque a vincere una delle partite e, l’anno successivo, portò addirittura a casa la vittoria contro Kasparov, durante la rivincita. Che una macchina potesse sconfiggere un mostro sacro degli scacchi fu quasi uno shock: l’intelligenza artificiale era oramai una realtà e il mondo dovette prenderne atto.
Ma vediamo che cos’è l’intelligenza artificiale, quando è nata, come è adoperata oggi e come sarà usata in futuro.
Breve storia dell’Intelligenza artificiale
Per sapere quando è nata l’intelligenza artificiale basta pensare che è nata assieme ai computer, ovvero negli anni ’40. La parola intelligenza artificiale (AI-Artificial Intelligence) compare per la prima volta solo nel 1956, grazie a John McCarthy che la utilizzò in un convegno sulle reti neurali, negli Stati Uniti.
Per molti anni, l’intelligenza artificiale è stato un concetto relegato nelle università e nei centri di ricerca, e che ha conosciuto alti e bassi. I motivi sono essenzialmente due: se consideriamo che l’intelligenza artificiale consiste nella capacità di una macchina di prendere decisioni, in base ai dati forniti, e di apprendere dall’esperienza così come la mente umana, allora capirete facilmente quali problemi ha incontrato l’intelligenza artificiale.
Il primo ostacolo è stato che, ancora oggi, non è sempre chiaro come la mente umana funzioni. Il secondo è che anche quando gli studiosi avevano un modello da realizzare per simulare la mente umana, non sempre la tecnologia metteva a disposizione degli strumenti così veloci ed efficienti da poter lavorare come la mente umana.
Man mano che la nostra conoscenza del cervello umano è progredita, così come sono comparsi processori sempre più veloci, l’intelligenza artificiale ha fatto grossi passi in avanti. Attualmente, grazie alle reti neurali e agli algoritmi di apprendimento, l’intelligenza artificiale è capace non solo di prendere decisioni basandosi sui dati e le informazioni inserite dall’uomo nella macchina ma, soprattutto, è capace di imparare dall’esperienza. In pratica, l’intelligenza artificiale è capace di capire quando non raggiunge l’obiettivo sperato e perché. Da qui riesce ad analizzare i suoi errori e, quindi, imparare da sola cosa cambiare per ottenere ciò per cui è stata programmata.
Questi passi da gigante fatti negli anni hanno fatto sì che l’intelligenza artificiale venisse impiegata in sempre più campi di applicazione, anche se non ne siamo sempre consapevoli: vediamo in cosa è utilizzata l’intelligenza artificiale.
Dove viene applicata l’Intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale è sempre più utilizzata nella vita di tutti i giorni e in tutti gli ambiti: nella medicina, nella logistica, nelle banche, nella finanza, nel settore delle automotive e nei sistemi di vendita.
Uno dei campi più popolari, in cui troviamo l’utilizzo dell’intelligenza artificiale è quello delle auto senza guidatore. Si tratta di prototipi che stanno molto suggestionando l’immaginazione collettiva, ma che sono già a un avanzato punto di sviluppo. In pratica, l’intelligenza artificiale, grazie ai sensori e alle telecamere è capace di guidare un’auto proprio come un essere umano. Quindi, il computer raccoglie i dati che gli arrivano dai sensori sull’auto e decide autonomamente se frenare, accelerare o sterzare. Attualmente si calcola che l’intelligenza artificiale nelle macchine è capace di gestire autonomamente più del 99% delle situazioni che si possono creare in strada.
Funzioni meno futuribili dell’intelligenza artificiale, e che già usiamo tutti i giorni, sono le App di intelligenza artificiale come le applicazioni vocali dei nostri cellulari e computer, ovvero Siri e Cortana, il riconoscimento facciale dei PC e le traduzioni linguistiche.
Usi dell’IA nella vita di tutti i giorni
L’IA viene impiegata ormai in tantissimi ambiti attraverso l’uso di veicoli e robot autonomi, di assistenti virtuali e Chatbot, di elaboratori di immagini, di dati e del linguaggio. Nel nostro quotidiano, invece, ci interfacciamo con essa ogni qualvolta utilizziamo Internet, senza nemmeno rendercene conto. Basti pensare al fatto che le piattaforme social che utilizziamo, ovvero Instagram, Facebook, TikTok e Twitter, e anche i motori di ricerca, si basano su algoritmi complessi in grado di apprendere dal nostro comportamento le nostre preferenze e classificano sulla base di essi i risultati di ricerca e gli annunci pubblicitari mostrando solo le notizie più interessanti per ognuno.
Ma non finisce qui perché con lo sviluppo dell’IA generativa sono nate numerose applicazioni in grado di apprendere da grandi quantità di dati e produrre output simili a quelli generati dagli esseri umani.
Un esempio concreto? ChatGPT e Google Bard, che sono entrate a tutto tondo nella nostra quotidianità. Alla base del loro funzionamento ci sono articolati algoritmi di machine learning (apprendimento automatico) e di deep learning (apprendimento profondo) che permettono di emulare la mente dell’uomo e il suo modo di apprendere.
Queste applicazioni sono in grado di generare risposte attendibili a partire dall’analisi di enormi quantità di dati raccolti dal Web. Possiamo utilizzare queste Chat per trovare soluzioni a problemi complessi e risposte a numerose domande, instaurando con esse una conversazione e utilizzando i giusti prompt, ovvero frasi chiare e specifiche al fine di ottenere una risposta pertinente.
Il futuro dell’intelligenza artificiale
Ogni volta che una nuova tecnologia si affaccia nella vita di tutti i giorni, necessariamente si scatena un grande dibattito pubblico sugli effetti che avrà sulle nostre esistenze. L’intelligenza artificiale non ha fatto eccezione e, come sempre, c’è chi predice disastri e addirittura la fine della nostra società; e chi invece dichiara che la nuova tecnologia risolverà tutti i nostri problemi.
Molto probabilmente non sarà né l’una né l’altra. Sicuramente, l’intelligenza artificiale e l’automatizzazione di tanti lavori che comporterà, potrà far perdere posti di lavoro. Si tratta, però, di posti di lavoro non troppo intellettuali, spesso con mansioni fisicamente provanti e ripetitive. In poche parole, l’intelligenza artificiale farà probabilmente i lavori noiosi. Al tempo stesso, si calcola che nasceranno nuovi lavori, magari figure professionali che dovranno gestire e controllare le funzioni svolte dall’intelligenza artificiale.
Insomma, molto probabilmente è vero che l’intelligenza artificiale cambierà la nostra vita (in verità lo sta già facendo con tante applicazioni o software di intelligenza artificiale che usiamo tutti i giorni) e che avrà un impatto sul mondo del lavoro. Ma al tempo stesso, se ben usata, renderà la nostra vita più semplice e ci permetterà di fare lavori più stimolanti, liberandoci da quelli noiosi, pesanti e ripetitivi!