Testo Volevo essere un duro di Lucio Corsi, canzone seconda classificata a Sanremo 2025 e in gara all’Eurovision Song Contest 2025 dopo la rinuncia di Olly. Disponibile anche il significato della canzone, il video e l’audio per ascoltarla.

Volevo essere un duro è un brano che gioca sulla contrapposizione tra il desiderio di apparire forti e l’accettazione della propria vulnerabilità. Lucio Corsi racconta con leggerezza e ironia la difficoltà di essere “normali” in un mondo che spesso premia chi è più spietato o privo di emozioni. Alla fine, la vera forza sta nel riconoscersi per ciò che si è, senza dover dimostrare nulla a nessuno.

La sua partecipazione al 75° Festival di Sanremo ha rappresentato il suo debutto sul palco dell’Ariston. In TV è tra i protagonisti della terza stagione di Vita da Carlo, la serie ideata e interpretata da Carlo Verdone. A Maggio porterà Volevo essere un duro al St. Jakobshalle di Basilea per rappresentare l’Italia all’ESC dopo la rinuncia di Olly.

Volevo essere un duro testo Lucio Corsi

Testi canzoni Lucio Corsi, ecco il testo di Volevo essere un duro:

Volevo essere un duro video Lucio Corsi

Volevo essere un duro audio Lucio Corsi

Ascolta la Musica di Lucio Corsi su Spotify, ecco l’audio ufficiale di Volevo essere un duro:

Significato canzone Volevo essere un duro di Lucio Corsi

Volevo essere un duro è una canzone che esplora il tema dell’identità e del desiderio di essere qualcuno di diverso da ciò che si è. Lucio Corsi racconta, con il suo stile ironico e poetico, la voglia di incarnare un’immagine di forza, distacco e sicurezza, ma allo stesso tempo la consapevolezza di non riuscire a farlo.

1. Il desiderio di essere “duro” (Strofe 1 e 2)

Il protagonista elenca una serie di figure stereotipate che incarnano la durezza: un robot privo di emozioni, un lottatore di sumo, uno spacciatore in fuga o un re della strada. Queste immagini evocano un ideale di forza e di indipendenza assoluta, ma presto emerge la verità:

“Però non sono nessuno / Non sono nato con la faccia da duro”

Nonostante il desiderio di essere impavido, il protagonista ammette di avere paura del buio e di non essere un combattente.

2. Il peso della normalità (Ritornelli)

La frase ricorrente “Vivere la vita è un gioco da ragazzi” è un insegnamento materno, ma la realtà si rivela ben diversa. Crescendo, il protagonista si accorge che il mondo è duro per chi non è speciale o non ha “amore intorno” (forse inteso come affetto e protezione) o, al contrario, “troppo sole negli occhiali” (forse una metafora per chi si illude o si nasconde dietro un’apparenza).

3. Il confronto con la propria fragilità (Bridge)

I girasoli con gli occhiali e le lune senza buche sono immagini surreali che richiamano l’idea di verità e inganno. I girasoli, simbolo di luce e positività, lo avvertono di stare attento alla luce, forse un invito a non farsi ingannare dalle apparenze. Le lune perfette senza crateri sono “fregature”, perché la perfezione è falsa e irreale. In fondo, non ha senso fuggire dalle proprie paure: bisogna affrontarle.

4. Accettazione di sé (Outro)

Alla fine, il protagonista abbandona il sogno di essere un “duro” e si riconosce semplicemente per quello che è:

“Non sono altro che Lucio.”

Un’affermazione semplice e diretta che segna il passaggio dall’illusione all’accettazione della propria identità.

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